sabato 28 agosto 2010

Poesia - Muore l'estate

Muore l'estate,
ma non mi addoloro poichè altre stagioni,
in attesa,
guardano alle mie speranza future,
ma non troppo lontane.

Muore il giorno,
ma non mi angoscia l'agonia della luce che,
stremata,
debolmente s'adagia sulle ultime ore al tramonto;

in fondo, rido,
poichè so che l'autunno, dagli schizzi di fanghiglia
per le strade,
saprà trarre umori
altrettanto vitali quanto i mesi del sole.

Muore la spensieratezza
di lunghe vacanze
trascorse a poltrire su infinite distese
di sabbia dorata,
davanti ad un mare il cui confine,
al mio occhio,
non è dato vedere.
Eppure nemmeno tale mancanza m'abbatte,
poichè il tempo mi farà ritrovare
il respiro salmastro di quelle acque.

Però muore anche la dolce carezza
del tuo amore
ed è qui che anch'io mi sento morire.

sniff :( -----------> l'ho aggiunto dopo, non fa parte della poesia

martedì 17 agosto 2010


Il piu' recente look di Tiziano col ciuffo dritto...a meno che non se lo sia tagliato in questi giorni !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :-)

lunedì 16 agosto 2010

"Il picciotto" poesia mia

Il picciotto

Sto chiuso tra quattro mura,
col sole che si spegne contro il graticcio della finestra,
l'odore dei compagni di cella e di una stantia minestra,
la visita di mia moglie una volta al mese,
rare lettere di mia madre
che sempre piange laggiu', al paese.

Questa è la sorte che mi son cercato,
quando ho creduto d'esser fortunato,
e di poter lasciare la valle degli ulivi,
dando un calcio alla miseria,
perchè da bambino ero già disincantato.

Mi han messo in mano una lupara,
mi han detto "Vai e spara!
Lo fai per l'onore, lo fai per Cosa Nostra!".

A quindici anni si può anche non capire niente
a quindici anni si puo' anche dar retta a certa gente.
E' così che sono andato e, senza pensarci troppo,
ho mirato:con soli due colpi l'ho falciato,
è così che sono diventato un picciotto rispettato.

Da lì tutto è cominciato:
la ricchezza dà tutta un'altra ebbrezza.
Ho imparato anche a patteggiar con Dio:
si può annullare la coscienza ed il proprio Io
pur di non vivere con la fame che t'azzanna
ed il disprezzo di chi sa che non possiedi niente.

Ho fatto cio' che m'era conveniente,
per anni ho vissuto come m'avean promesso e,
solo quando uomini in diviso m'han fermato,
ho capito che tutto era sbagliato.

Ora non posso far piu' niente,
se non guardar dalla finestra
quel brandello di esistenza che mi resta,
sperando che in ciel, lassù,
qualcuno comprenda quanto sia difficile vivere quaggiu'
e tenda la mano in un perdono su cui ho sputato
quand'ero un picciotto rispettato.

giovedì 5 agosto 2010

Una mia poesia PATIOR

Patior
(dal latino patior-pateris-passum sum-pati = soffrire,subire,patire ovvero passione)

Quasi dimentico il tuo nome, ma non la tua verità.

So bene com'eri ieri:
un nugolo di farfalle nel mio cuore impazzito,
vasti cieli di sole e di luna,
corse sfrenate di bianchi cavalli arabi.

Di te avevo fatto un tabernacolo profuso
d'ambra e di gelsomini;
c'era tutto in quell'ostia consacrata al Dio Patior,
peccato mancasse proprio la tua essenza.
Quella l'avevo solo immaginata.

Alla porta del paradiso
c'era sempre il tuo fingere
vuoto,
ripetuto,
irriverente,
sinistro,
DANNATO e, sfiorandoti,
nella mano non è rimasto altro che la luce della notte.