Stasera voglio postare una poesia moooolto allegra , (tanto per cambiare) che mi fu ispirata da un servizio televisivo inerente ai lager nazisti. Nella composizione, faccio riferimento alla "Sindrome di Stoccolma" ma ciò che ho voluto significare , è che dietro atti efferati si nasconde, non di rado , un carnefice anch'egli stesso vittima, a suo tempo, di inumane crudeltà.
IL BAMBINO EBREO
Da bambino vissi in uno di quei campi
ove milioni furono mandati a morte.
Ne uscii nudo e ischeletrito,
con sguardo vuoto ed il cuore annichilito,
incapace persino di provare orrore.
Testardo, ritornai dalla morte alla vita,
con tutta l'energia dei miei verdi anni.
Tuttavia,
nel sonno rivedevo ancora quei chiari occhi
che, in un tempo lontano,
mi tenevano avvinto,
come cane inchiodato alla catena.
Sgomento, mi svegliavo
sentendomi ancora dilaniar la carne,
ma, una notte che il sogno non venne,
mi sentii quasi tradito.
Cercai scampo nella fuga,
preparai in furia una valigia,
ma, beffarda, una voce mi disse
che nessun filo spinato mi circondava,
nè latrati di cani mi inseguivano,
nè raffiche di mitra mi avrebbero ucciso:
adesso ero prigioniero solo di me stesso
e della vita.
Così, il giorno appresso liquidai la mia donna;
del resto avevo sempre detestato il tono dolce della sua voce
quando diceva d'amarmi e poi.. altro non avrebbe saputo darmi.
Cominciai a cercarlo là dove sapevo
e finalmente lo vidi:
erano quegli stessi occhi di cristallo
in un viso atroce.
Adesso siamo insieme,
io e lui
come il BENE ed il MALE mai disgiunti,
viviamo qua e là,
ugualmente braccati ora,
uniti sino alla fine da un destino bifronte.
Io a volte lustro i suoi stivali con la lingua, come facevo allora,
accolgo con un fremito ed uno spasimo
il tocco ora crudele, ora quasi carezzevole
della sua frusta
e ascolto avidamente i racconti della sua infanzia:
anche lui dunque, da bambino...
ci saremmo forse salvati l'anima
morendo entrambi nella culla?
domenica 25 ottobre 2009
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